Cerimonia di consegna del diorama del B 24 abbattuto
sui cieli dei Colli Euganei al “Museo dell’Aria” di San Pelagio
Domenica 5 Luglio 2015
E’ stata una bella cerimonia quella del 5 Luglio scorso, semplice ma intensa nei suoi significati. Non si è trattato solo di dare una collocazione prestigiosa al diorama che alcuni soci del G.M.P.A.T. hanno completamente realizzato ma anche di ricordare un episodio poco conosciuto ma importante della nostra storia, accaduto sui cieli dei nostri colli, nel Dicembre del 1943.
Con il caloroso saluto rivolto ai presenti dalla contessa Ricciarda Avesani Zaborra si è aperta, nella “Sala delle Mongolfiere” del Castello di San Pelagio, la cerimonia di consegna che ha visto la presenza ed il saluto anche del Sindaco di Lozzo Atestino, Fabio Ruffin.
Claudio Ghiotto, autore della ricerca storica sulla vicenda e promotore instancabile dell’iniziativa ha ricordato ai presenti gli episodi di quel periodo descrivendone i protagonisti e le vicende collegate all’intervento degli U.S.A. in Italia contro le forze d’occupazione tedesche.
Ma facciamo ora un passo indietro e raccontiamo come siamo arrivati fino a qui. Claudio Ghiotto è un appassionato di storia della seconda guerra mondiale e in particolare delle vicende aeree che si svolsero sul nostro territorio. Tempo fa contattò il G.M.P.A.T. in merito ad una ricerca che stava completando riguardante una grossa battaglia aerea che si svolse il 28 dicembre del 1943 sopra i nostri Colli Euganei.
La sua richiesta iniziale era di poter avere, dalla nostra associazione, un modello del bombardiere B24 da inserire in un progetto che doveva essere esposto a villa Venier di Vò Vecchio. Questo progetto prevedeva che una stanza fosse dedicata alla guerra aerea nel nostro territorio e in particolare ai bombardamenti. Il tutto avrebbe seguito un rigoroso percorso storico corredato da immagini, reperti dell’epoca ed anche esposizione di modelli.
Come Club demmo subito la nostra disponibilità e lanciammo l’idea di fare un diorama con il B24 abattuto a Vò in assetto di volo. L’idea piacque molto anche all’amministrazione del Comune e si decise quindi di partire.
Dal punto di vista modellistico si presentarono subito difficoltà sulla ricerca storica dell’aereo caduto a Vò. Nonostante la paziente ricerca di Ghiotto non ci fu modo di appurare con certezza la “nose art” del velivolo. Decidemmo allora di riprodurre l’aereo caduto a Lozzo, del quale eravamo in possesso di documentazione certa.
Descrizione modellistica del diorama
Come prima detto il lavoro avrebbe dovuto essere esposto alla villa Venier e per questa sede si pensò di realizzare un diorama-box, una sorta di contenitore dentro il quale il pubblico guarda attraverso una finestra di dimensioni ridotte. Questa soluzione ci avrebbe permesso, tramite la visione obbligata, di nascondere i supporti di fissaggio degli aerei. Avevamo infatti deciso nel frattempo di inserire anche due caccia Tedeschi ME109. Purtroppo il Comune di Vò si ritirò successivamente dal programma e non concesse l’uso di villa Venier.
Dopo qualche perplessità decidemmo comunque di portare avanti il progetto perchè denso di importanti significati: la Memoria, il riconoscimento del sacrificio di chi ha combattuto in nome dei propri ideali da qualunque parte degli schieramenti fosse, il ripudio della violenza e tanti altri. Dovevamo però cercare un’altra prestigiosa sede, che sapesse valorizzare tutto questo trovandola poi, finalmente, nel Museo dell’Aria di San Pelagio. Abbandonammo però il progetto del diorama-box per passare ad una versione aperta esposta in una teca trsparente.
Le scatole di montaggio utilizzate, in scala 1/48, sono:
- B24D – Monogram
- ME109 G6 – Academy
I modelli dei 109 sono stati montati come da scatola, mentre per il B24 si sono resi necessari alcuni lavori di modifica e miglioramento:
- montaggio della torretta caudale, non presente nel kit, ma montata nelle ultime versioni D del B24 ed in particolare nel velivolo riprodotto
- ricostruzione, tramite stampaggio, della torretta di coda. La torretta originale del Kit è purtroppo in due parti trasparenti e la giunzione è chiaramente troppo visibile.
Data l’ambientazione in volo dei velivoli abbiamo naturalmente montato i figurini dei piloti e dei mitragliatori. La verniciatura dei due caccia è stata fatta con referenze Life Color.
Il B24 ha avuto invece la parte superiore verniciata con smalti Humbrol e quella inferiore con colori acrilici Gunze. Nessun problema per le decals dei 109, mentre per il B24 ci siamo appoggiati all’amico Polentarutti che su nostre indicazioni ha stampato ad “hoc” le decals per il B24. Tutti i modelli sono stati leggermente invecchiati con lavaggi ad olio.
L’obiettivo che da subito ci eravamo posti era di realizzare le eliche in movimento, il più possibile credibili. Dopo diverse sperimentazioni si è quindi pensato di realizzarle in questo modo: facendo girare con l’ausilio di un trapanino una delle eliche del bombardiere fotografandola poi con vari tempi di esposizione. Trovata la foto più realistica la si è stampata su foglio trasparente di acetato. Ne abbiamo sovrapposte due per elica, tenendole leggermente sfalsate per dare un effetto ancora più incisivo e montandole su tre motori. Nel quarto invece si è messa l’elica in “bandiera” simulando l’avaria del motore colpito dai caccia. Il risultato finale, a nostro avviso, è estremamente credibile.
Terminati i modelli siamo passati alla realizzazione dello scenario da inserire all’interno della teca in plexiglass, fortunatamente trovata già fatta ed acquistata da un commerciante. Le sue generose dimensioni esterne, (1 x 1,20 m) ci consentivano di montare agevolmente gli aerei. Dove invece eravamo critici era sull’altezza, troppo bassa; si è quindi scelto di montare la teca sopra uno zoccolo di legno, da noi costruito, che ha dato la giusta profondità. Quest’ultimo è inoltre servito come base per applicare lo sfondo del cielo nella parte interna, e la parte storica su quella esterna.
Per il fondo, abbandonata l’idea di usare foto di Google maps, abbiamo scelto di ricorrere alle preziosissime e reali foto aeree dell’epoca reperite da Ghiotto durante le sue ricerche. Provengono dal c.d. “Fondo R.A.F.” dell’Aerofototeca Nazionale, che ne ha concesso l’utilizzazione a questo scopo e furono scattate nel 1945 dalla quota di 25.000 piedi (circa 7.620 m), esattamente nella posizione dell’abbattimento.
Il lavoro per rendere stampabili queste foto è stato molto impegnativo ma alla fine il risultato è stato estremamente realistico. Naturalmente per l’uso delle foto abbiamo richiesto ed ottenuto le necessarie autorizzazioni.
Siamo infine riusciti a portare a termine questo importante ed oneroso lavoro ma con soddisfazione e con l’unico rammarico di averlo fatto con tempi eccessivamente lunghi. La realizzazione di questo diorama ha visto coinvolti diversi soci; ognuno di loro ha contribuito alla buona riuscita del lavoro. A tutti un grande ringraziamento e visto l’importante gioco di squadra fatto si potrebbe anche rilanciare: un altro B24 è possibile, sunshine!
Un particolare ringraziamento va infine a Claudio Ghiotto per il suo grandissimo impegno nella ricerca storica e per la sua grande abilità nel reperire fonti di documentazione. Senza la sua preziosa collaborazione questa ricostruzione storica non avrebbe potuto essere fatta.
Grazie a tutti e buon modellismo.
Graziano Bottazzo
Vedi i modelli e gli articoli di Graziano Bottazzo
Il fatto storico
Il bombardiere B-24 D, matricola 42-41256, fu commissionato dall’Aviazione dell’Esercito degli Stati Uniti d’America (USAAF), alla Consolidated di San Diego con l’ordine N. AC-24620 del valore di 297,620.00 $. Venne accettato formalmente il 25 luglio 1943 ed inviato al Centro di Modifica di Tucson (Arizona), e successivamente a Palm Springs (California). Venne quindi assegnato alla 12th Air Force, Teatro Operativo del Mediterraneo (Mediterranean Theatre of Operations – MTO), ad Orano, Algeria.
Il velivolo raggiunse il 514° Squadron, 376° Gruppo da Bombardamento Pesante, “Liberandos”, a Bengasi (Libia), il 12 settembre 1943. Il Gruppo in quel periodo stava colmando i vuoti dovuti alle molte perdite subite durante il bombardamento delle raffinerie di Ploiesti (Romania), dell’1 agosto 1943. L’equipaggio battezzò l’aereo con il nickname (soprannome) “Red Wing” (Piuma Rossa). Alla fine di settembre il 376° Gruppo ricevette l’ordine di trasferimento ad Enfidaville (Tunisia).
Dalla base africana il reparto partecipò a missioni contro obbiettivi nella penisola balcanica, l’Italia, e l’Austria. Fra di essi, gli aeroporti di Tatoi ed Eleusis, nei pressi di Atene, le fabbriche aeronautiche della Messerschmitt di Wiener Neustadt, Austria, le Officine di Villar Perosa, Torino, lo scalo ferroviario di Genova, ed altri. Del tutto eccezionali furono alcune missioni contro ponti ferroviari del centro Italia condotte ad una quota inferiore ai 100 metri!
Dal mese di novembre i reparti di bombardieri pesanti e quelli dei caccia di scorta della Mediterranean Allied Strategic Air Force (MASAF), ora inquadrati nella 15a Air Force, vennero progressivamente trasferiti dall’Africa su nuove basi in Puglia. San Pancrazio Salentino (“San Pan” per gli americani), divenne la sede del 376° Gruppo da dove, il 24 novembre 1943, ebbe luogo la prima missione con obbiettivo Sofia, Bulgaria.
La missione del 28 dicembre 1943
Il giorno di Natale 1943 il 376° Gruppo attaccò l’aeroporto di Vicenza. Per gli aviatori americani fu una milk-run (letteralmente “corsa del lattaio”), una missione senza problemi, ma non per la scorta di caccia P-38 dell’82° Gruppo Caccia che ebbero sul Veneto un duro combattimento contro i Messerschmitt 109 tedeschi, perdendo ben sei aerei. Tre giorni dopo, il 28 dicembre 1943, il 376° Gruppo da Bombardamento ricevette l’ordine di colpire la stazione ferroviaria di Vicenza.
La formazione di diciassette B-24, dopo che un velivolo era rientrato per problemi meccanici, proseguì la missione anche dopo aver mancato l’appuntamento con la scorta dei caccia. Sul velivolo di testa, con il Capitano Ralph “Red” Thompson, vi era anche il vice-comandante del 376° BG, il col. Theodore Graff. Sei bombardieri del 515° Squadron formavano il primo box. Sulla loro sinistra, in basso, il box con i sei bombardieri del 512° Squadron. A destra, più in alto, i cinque bombardieri del 514° Squadron.
Risalito l’Adriatico ed ormai in vista del target (Vicenza) ad una quota di circa 7.000 metri, i bombardieri vennero attaccati da numerosi Me-109 tedeschi degli Jagdgeschwader (Stormi da caccia) 53, 4 e 51. Gli elementi più arretrati ed esterni della formazione erano i più esposti agli attacchi e, infatti, subirono le perdite più pesanti. Il 512° Squadron perse tutti i propri bombardieri. Gli aviatori tedeschi rivendicarono quel giorno ventidue abbattimenti, ma in realtà i bombardieri precipitati furono dieci, la maggior parte prima ancora che raggiungessero Vicenza. Cinque caddero in provincia di Padova, tre in quella di Vicenza, altri due lungo la rotta di rientro.
Fra i superstiti dei cento aviatori americani che vi erano a bordo solo uno, Arthur M. Leadingham, riuscì a sottrarsi alla prigionia trovando aiuto e rifugio sui Colli Berici. Riuscì a rientrare al proprio reparto dopo alcune settimane, attraverso la Jugoslavia. Il numero di caccia tedeschi abbattuti dai B-24 non è mai stato accertato con precisione. I sette bombardieri scampati rientrarono alla base tutti più o meno danneggiati. A causa delle perdite subite, il 376° Bombardment Group riprese le missioni di combattimento soltanto il 4 febbraio 1944.
L’abbattimento di Red Wing
E’ possibile conoscere le modalità di abbattimento dell’aereo attraverso le testimonianze che vennero raccolte dall’USAAF dagli aviatori rientrati alla base e dai superstiti, al loro rientro in Patria dopo la prigionia. Il pilota, Clifford Wendell, anch’egli fatto prigioniero, scrisse inoltre in una lettera dopo la guerra un dettagliato resoconto.
I caccia tedeschi attaccarono l’aereo in linea di fila, dapprima da dietro, poi frontalmente. L’aereo venne colpito più volte ed a bordo scoppiarono degli incendi, obbligando il pilota a lasciare la formazione e ad ordinare l’abbandono del velivolo. Clifford Wendell abbandonò per ultimo il proprio posto, rischiando di rimanere intrappolato nel bombardiere ormai fuori controllo.
Quando Red Wing esplose, i suoi pezzi si sparsero nei pressi dei “Pilastri rossi” fra Lozzo e Valnogaredo, sui Colli Euganei. Il pilota, Clifford Wendell, prese terra su una collina poco lontano dal relitto. In un campo trovò il corpo del bombardiere, Charles Borger, che non aveva aperto il paracadute. Subito dopo il ten. Wendell venne arrestato, rinchiuso a Lozzo e quella stessa sera portato ad Abano da militari della Luftwaffe. Anche il co-pilota, James Russell Parsons, si schiantò a terra senza il paracadute. Il corpo presentava una ferita all’anca. Tutti gli altri membri dell’equipaggio vennero fatti prigionieri e trascorsero il resto della guerra nei campi di prigionia in Austria e Germania. Il mitragliere della torretta ventrale, Hugh Lee Young, ventenne della Georgia, prese terra vicino alla confluenza di due canali gravemente ustionato al viso ed al collo. Una famiglia del posto lo portò in casa e gli curò le ferite con un unguento. Catturato, venne internato nello Stalag-Luft XVII-B di Krems, Austria. L’8 aprile 1945 lui e gli altri prigionieri del campo, per essere sottratti ai russi che stavano per raggiungere la zona, vennero obbligati a compiere una marcia forzata a piedi di 18 giorni, percorrendo 280 miglia attraverso l’Austria, fino a Braunau. Vennero infine liberati il 3 maggio 1945. Il suo più grande desiderio resta quello di trovare i discendenti di quella famiglia che, prendendosi cura di lui, gli salvò probabilmente la vita. Dopo la guerra, i corpi dei due caduti vennero entrambi traslati negli USA.
Dei dieci membri dell’equipaggio, due persero la vita e gli altri otto vennero fatti prigionieri ed inviati in campi di concentramento in Austria e Germania. Ecco i loro nomi:
# | Crew position | Last name, First Name | Grado | |
1 | EUS | Pilot | Wendell, Clifford | 2nd Lt. |
2 | KIA | Co-pilot | Parsons, James R. | 2nd Lt. |
3 | EUS | Navigator | Lovaas, William Hopkins | 2nd Lt. |
4 | KIA | Bombardier | Borger,Charles D. | 2nd Lt. |
5 | EUS | Engineer | Jefferies, Donald James | T/Sgt. |
6 | EUS | Radio Operator | Mikaitis, Alex | T/Sgt. |
7 | EUS | Asst. Engineer | Angleton, Stanley E. | S/Sgt. |
8 | EUS | Asst. Rad. Opr. | Young, Hugh L. | S/Sgt. |
9 | EUS | Tail Gunner | Sansone, Salvatore J. | S/Sgt. |
10 | EUS | Armorer Gunner | Ohara, John P. | S/Sgt. |
Settant’anni dopo
Hugh Lee Young veniva dalla Georgia (USA) ed aveva vent’anni. Quando uscì dalla sua postazione a palla, in mezzo alle fiamme ed al fumo, dovette cercare il proprio paracadute (“non era mai dove avrebbe dovuto essere”, ricorda), ed aiutò un compagno a lanciarsi prima di farlo a sua volta attraverso una delle finestre delle mitragliatrici di fusoliera.
Quando prese terra era gravemente ustionato al viso ed al collo e faceva fatica a vedere. Venne condotto da alcuni civili in una casa dove una donna gli mise un unguento sulla pelle bruciata prima di fasciarlo: “Mi salvò la vita”, ora racconta, “e vorrei ritrovare almeno i suoi figli per ringraziarli”.
Fatto anch’egli prigioniero, venne internato nello Stalag-Luft XVII-B a Krems, Austria. L’8 aprile 1945 lui e gli altri prigionieri del campo, per essere sottratti ai russi, vennero obbligati a compiere una marcia forzata a piedi di 18 giorni, percorrendo 280 miglia attraverso l’Austria, fino a Braunau. Vennero infine liberati il 3 maggio 1945.
La foto di sfondo
ICCD – Aerofototeca Nazionale, fondo MAPRW-BSR-RAF – Su aut. dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione – MiBACT e della British School at Rome – Prot. N. SG09 n. 0002424 del 25/09/2014 ril. a Claudio Ghiotto – Vò (Padova).
Immagine dei Colli Euganei fra Lozzo e Valnogaredo, F. 64, strisciata 59, positivo 7069. Venne scattata alle ore 11:00 del 24/4/1945 da un Mosquito Mk. XVI (a/c no. 644) del 60th S.A.A.F. Squadron, 336th P.R. (Photographic Reconaissance) Wing R.A.F., da una quota di 25.000 piedi (7.620 metri) con una focale da 12”. Il velivolo, missione n. 1161, pilotato dal Lt. Renou, osservatore il Flying Officer Leake, era decollato alle ore 08:35 dalla base di San Severo (Foggia). Durante il volo fece un passaggio sul ponte ferroviario di Verona Parona (B.D.A.) riprendendo immagini con focale da 36”, e sei passaggi sull’area a Nord Ovest di Venezia. Rientrò alla base alle ore 13.35.
Claudio Ghiotto